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Comparsa, stuntman, controfigura, generico, digiuno di arte drammatica, John
Wayne venne scoperto e lanciato a trentadue anni suonati da
John Ford;
e da
Stagecoach (1939) a
Donovan's reef (1963) Wayne fu soprattutto il protagonista dei film di
John Ford,
via capolavori come
Fort Apache (1948),
She Wore a Yellow Ribbon (1949),
The Searchers (1956) e
The Man Who Shot Liberty Valance (1962),
come tale del tutto asservito
alla poetica del grande regista. Mediocrissimo attore, maschera immobile e pesante, figura "di pietra", fu
l'esponente più autenticamente popolare del cinema popolare: la totale mancanza di cultura si
traduceva in una recitazione semplice e asciutta, aliena da qualsiasi complicazione psicologica, e risultava
perciò di un'immediatezza unica proprio per il pubblico più semplice e incolto. Wayne
riduceva la vita ai sentimenti e alle azioni fondamentali: amore e odio, salvare e uccidere; le interazioni
con gli altri personaggi erano rigidamente manichee: o buoni o cattivi. Naturalmente era un bieco
conservatore, uomo d'ordine e pulizia, nemico giurato di comunisti e capelloni. Dall'alto di cinquant'anni
di sudato mestiere si mostrava fiero alle folle che lo avevano consacrato paladino dell'America contro tutti
i suoi nemici, dagli indiani ai vietnamiti. Fu merito di
John Ford
se il suo volto inespressivo entrò a far
parte del folclore nazionale, nei panni del fedele custode della tradizione, del romantico combattente per
gli ideali americani, in una parola come depositario dei buoni sentimenti americani (la virilità, il
coraggio, la lealtà, la generosità).
Morì combattendo come nei suoi film: tredici lunghi anni di lotta contro
il cancro che aggiunsero altra gloria al suo carnet di attore e di uomo.
Anche al di fuori dell'orbita western fordiana conservò le caratteristiche
del suo personaggio:
marinaio (
Seven Sinners, 1940, di Garret);
cowboy (
Red River, 1948, di
Howard Hawks);
sceriffo (
Rio Bravo, 1959, di
Howard Hawks);
True Grit, 1968, di
Henry Hathaway);
pistolero (
El Dorado, 1967, di
Howard Hawks);
marine (
Sands of Iwo Jima, 1949, di Allan Dwan);
guida (
The Big Trail, 1930, di
Raoul Walsh).
Il meglio delle sue interpretazioni si trovano nella tarda età, quando
impersonò colossi vulnerabili (come disse Toro Seduto quando si arrese:
"sono stato un guerriero;
ora tutto è finito; sono tempi duri per me.").
Nell'insieme la sua maschera ha coperto l'intero spazio dell'epica western:
pioniere, colono, fuorilegge, sceriffo, soldato, mandriano. Il passato eroico della nazione.
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